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Firenze, 23-24 maggio 2008
Il mondo cattolico italiano nella stagione
del Concilio e del post-Concilio

Le riviste “TESTIMONIANZE” e “QUESTITALIA”
Comunicazione di MARCO BOATO al Convegno di “MAGNA CARTA”,
tenutosi a Firenze nelle giornate di venerdì e sabato 23-24 maggio 2008

1. Il “mondo cattolico” negli anni '50. E' difficile immaginare oggi quali fossero le caratteristiche del “mondo cattolico” italiano alla vigilia del pontificato di Giovanni XXIII. Erano gli anni della “guerra fredda”, della rigida contrapposizione comunismo-anticomunismo (che si era sovrapposta a quella fascismo-antifascismo della resistenza e dei primi anni del dopoguerra, ancora all'insegna dell'unità “ciellenistica”), della imposizione disciplinare dell'unità politica dei cattolici, della assoluta diffidenza e refrattarietà non solo a qualunque rapporto con altre religioni, ma anche nei confronti delle altre confessioni cristiane, della più rigida chiusura dogmatica nel recinto della “cristianità” in una accezione neo-costantiniana.
Eppure, anche nel “mondo cattolico” italiano degli anni '50 emergevano forti spinte al rinnovamento ecclesiale soprattutto di matrice francese e tedesca, crescenti attenzioni alle “attese della povera gente”, fermenti profetici (basti pensare alla figura di don Primo Mazzolari – il neo-eletto papa Roncalli lo definì “la tromba dello Spirito Santo nella Bassa mantovana” - e alla sua rivista “Adesso”, troppo spesso dimenticata), tensioni riformatrici che attraversavano tanto alcune correnti della DC e altri settori politici minoritari di matrice cattolica in altri partiti, quanto alcuni settori delle organizzazioni cattoliche “collaterali” (come si diceva allora), e anche propriamente la comunità ecclesiale, in riferimento all'ecumenismo (a quel tempo del tutto marginale e guardato con sospetto) e al rinnovamento teologico (ma in quel periodo storico, solo per fare un esempio, una figura ecclesiale dell'800 quale Antonio Rosmini era considerato un eretico e il suo “Le cinque piaghe della Santa Chiesa” era iscritto all'Indice dei libri proibiti, mentre oggi è in corso il suo processo di beatificazione).

2. “Testimonianze” e “Questitalia” nella stagione del Concilio. Non è un caso che nel 1958, pressoché contemporaneamente, nacquero all'interno del mondo cattolico italiano due riviste come “Testimonianze” a Firenze e “Questitalia” a Venezia, destinate a diventare rapidamente due importanti punti di riferimento sia sul piano politico-culturale (soprattutto “Questitalia” nella fase iniziale), sia su quello teologico, spirituale ed ecclesiale (soprattutto “Testimonianze” nella fase iniziale), anche se in forma molto diversa l'una dall'altra.  

Nell'ottobre 1958 viene eletto papa il patriarca di Venezia card. Roncalli, nel gennaio 1959 Giovanni XXIII annunzia – con sconcerto di molti - la decisione di indire un Concilio Ecumenico, nel 1962 si celebra la prima sessione del Vaticano II, nel 1963 c'è in aprile l'enciclica “Pacem in terris” e poi, il 3 giugno, la morte di papa Roncalli. 

Col pontificato di Paolo VI il Concilio riprende i suoi lavori, e si conclude nel dicembre 1965. Alla straordinaria stagione del Concilio improntata all'aggiornamento della Chiesa - “fiore di anticipata primavera” lo aveva definito Giovanni XXIII -, succede l'importante, ma difficile stagione del “post-Concilio”, caratterizzata anche, verso la fine degli anni '60, dal fenomeno del “dissenso cattolico” e della “contestazione ecclesiale”, anche  in diretto rapporto con le vicende del '68 italiano ed europeo (ma non solo). Lo stesso papa Giovanni Paolo II avrebbe detto successivamente che Giovanni XXIII, indicendo il Concilio ecumenico Vaticano II, “aprì una nuova pagina nella storia della Chiesa”. 

Le riviste “Testimonianze” a Firenze e “Questitalia” a Venezia (ma quest'ultima con due altre redazioni anche a Roma e Milano) attraversarono interamente il periodo conciliare e post-conciliare, divenendo espressione peculiare della ricchezza culturale e anche del pluralismo politico che cominciò a manifestarsi apertamente nel mondo cattolico italiano della seconda metà degli anni '60. “Questitalia”, per esplicita e ferma volontà del suo fondatore e direttore Wladimiro Dorigo, concluse il suo percorso, dopo appena dodici, pur intensissimi, anni di vita, nel 1970. “Testimonianze” ha saputo superare indenne tutte le alterne vicende politiche ed ecclesiali, e anche le alterne vicende della sua dimensione redazionale interna, e, tuttora viva e vitale, celebra ormai i suoi primi cinquant'anni.

3. Il dialogo tra cristiani e marxisti in “Testimonianze” e il “caso Dorigo” a Venezia. Proprio per la peculiarità della temperie politica, culturale ed ecclesiale fiorentina, la rivista “Testimonianze” espresse fortemente la dimensione di un più diretto rapporto tra fede e politica, coniugando strettamente l'ispirazione evangelica e conciliare con l'impegno per la pace, la giustizia sociale, i diritti umani, il dialogo culturale tra cristiani e marxisti, al di fuori delle reciproche ortodossie “ideologiche”, ma con l'inevitabile ambivalenza del rapporto tra una dimensione di fede e una dimensione propriamente culturale e politica.

La rivista “Questitalia” fu fondata da Wladimiro Dorigo dopo una difficile vicenda politica ed ecclesiale nell'ambito della diocesi di Venezia – retta dal patriarca Roncalli dal 1953 al 1958 – e della DC veneziana e veneta.

Se ci fosse il tempo per farlo, sarebbe interessante rileggere le pagine che Marco Roncalli ha dedicato alla puntuale ricostruzione del “caso Dorigo” sia nel suo volume dedicato al periodo veneziano del card. Roncalli (edito da Studium a Venezia nel 2000), sia, ancor più ampiamente, nel più recente volume interamente dedicato alla ricostruzione di tutto   l'itinerario di Giovanni XXIII (edito da Mondadori nel 2006).

Vi troveremmo la narrazione delle pesanti interferenze dell'allora Sant'Uffizio del card. Ottaviani e del card. Pizzardo nelle vicende della DC veneziana e veneta, fino a giungere alle forzate dimissioni del giovane Wladimiro Dorigo dalla direzione del settimanale “Il popolo del Veneto” e alla sua indotta emarginazione dalla stessa DC, nella quale si era collocato criticamente nella corrente di “Base”.

Il patriarca Roncalli – pur con un giudizio di stima ed apprezzamento per Dorigo – intervenne ripetutamente sia con informazioni dettagliate e riservate al card. Pizzardo (dalle quali si evince che lo stesso patriarca veniva sospettato di non agire con sufficiente determinazione nelle vicende della DC veneziana e in particolare per mettere a tacere Dorigo), sia anche con dichiarazioni pubbliche molto determinate, che oggi lascerebbero sconcertati, ma che allora erano ricorrenti da parte dell'episcopato in rapporto alle vicende politiche locali e nazionali. E, nonostante questo, una parte dell'episcopato veneto ritenne di intervenire ulteriormente, quasi temendo una eccessiva prudenza da parte del patriarca Roncalli.

4. “Questitalia” e le “Polemiche sull'integrismo” di Wladimiro Dorigo. Da queste vicende – che si collocano negli anni della crisi del “centrismo” e delle prime spinte interne alla DC verso quella “apertura a sinistra” che avrebbe poi portato alla nascita del primo centro-sinistra (prima con Fanfani e poi con Moro) – nasce la decisione da parte di Dorigo della nascita di una nuova rivista – “Questitalia”, appunto – completamente autonoma tanto rispetto alla DC, quanto rispetto alle gerarchie ecclesiastiche di allora. 

Da questi rapidi accenni storici, si capisce perché tutta la vicenda della rivista (ma soprattutto nei primi anni) sia stata improntata ad una coerente e rigorosa battaglia politica, culturale, e anche teologica, contro qualunque forma di “integrismo” nel rapporto fra fede e politica, ma altresì nel rapporto tra il Vaticano e lo Stato italiano e le sue vicende politiche interne. 

 
Polemiche sull'integrismo fu anche il titolo di un libro di W. Dorigo – che raccoglieva i suoi scritti in “Questitalia” – pubblicato dalla piccola, ma preziosa casa editrice “La Locusta” di Vicenza, diretta da Rienzo Colla. 

La rivista “Questitalia” - tra tutte le riviste pubblicate negli anni '60 nel mondo cattolico italiano, tra le quali emergeva sempre più “Testimonianze” (forse la più diffusa), ma non soltanto – fu quella più rigorosamente e starei per dire quasi spietatamente “laica” (che è altra cosa dal laicismo ideologico). Molte le questioni che venivano affrontate: di carattere storico, politico, culturale, economico, sociologico, ma anche di riflessione teologica e di dibattito ecclesiale nel contesto della stagione conciliare e post-conciliare. E tutto ciò sempre con una puntigliosa e rigorosa “distinzione dei piani” (per usare una espressione maritainiana), sempre col rifiuto di accettare qualunque meccanica e diretta trasposizione dei princìpi di fede sul piano politico (anche nel versante di sinistra), se non passando attraverso una autonoma e laica mediazione della cultura politica. 

Questo fu il principale tratto distintivo della rivista “Questitalia”, che a volte la portò anche a posizioni di forte distinzione polemica rispetto ad altre - “Testimonianze” compresa – negli anni del “dialogo” tra cristiani e marxisti e di un troppo facile sincretismo ideologico-religioso.

5. Il clima ecclesiale del Concilio, il moltiplicarsi delle riviste e la difficile stagione del post-Concilio. Oggi è difficile far rivivere il clima ecclesiale, il dibattito teologico, ma anche il confronto politico e culturale degli anni '60 nel mondo cattolico italiano (so bene che questa espressione “mondo cattolico” è impropria e non è teoricamente rigorosa: ma la uso intenzionalmente per far riferimento ad una realtà complessa e multiforme). 

Oggi è difficile ricordare che – nella stagione del Concilio e del post-Concilio – molti giovani cattolici cominciarono per la prima volta (prima ciò era visto con sospetto e limitazioni) a leggere interamente la Bibbia (la sua pubblicazione integrale da parte delle Edizioni Paoline in una edizione a mille lire può far sorridere oggi, ma allora fu la prima volta che la Bibbia entrò nelle biblioteche personali e nella lettura diretta di decine di migliaia di laici cattolici). 

Oggi è difficile ricordare che molti giovani studenti cattolici si appassionarono alla lettura quotidiana di intere fittissime paginate di cronache conciliari pubblicate su “L'Avvenire d'Italia” diretto a Bologna da Raniero La Valle, si dedicarono alla lettura integrale dei documenti conclusivi del Concilio Vaticano II (in particolare le costituzioni “Lumen Gentium” e “Gaudium et spes”, ma non solo) e si interessarono al dibattito teologico – riempiendo di volumi le proprie biblioteche personali – con una passione intellettuale e un fermento religioso, che poi non si sarebbero più visti in quella dimensione.

Oggi è difficile ricordare con quale voracità venissero lette allora non solo riviste come “Testimonianze” e “Questitalia”, ma anche come “Il Gallo” di Genova, “Il Regno” di Bologna, “Relazioni sociali” e poi “Aggiornamenti sociali” di Milano, “Il Tetto” di Napoli, “Rocca” di Assisi, “Dopoconcilio” di Trento, per non citare altre che si collocavano magari su un piano più direttamente politico e culturale (penso, proprio a Firenze, a “Politica” di Nicola Pistelli e a “Note di cultura”, ad esempio), ma che vivevano della stessa temperie di rinnovamento ecclesiale e di aggiornamento culturale, prima ancora che politico. 

Si trattava certo di riviste, ma anche di esperienze di gruppi spontanei (che per un breve periodo furono sponsorizzati direttamente da “Questitalia” verso la fine degli anni '60), di nascenti comunità di base, di gruppi di volontariato e di impegno, nei quali la dimensione ecclesiale si intrecciò sempre più strettamente anche con la dimensione dell'impegno politico.

Nacque da qui quello che poi venne giornalisticamente definito – nel periodo più difficile del dopo-Concilio – il “dissenso cattolico” e anche – prima in parallelo e poi intersecandosi con la stagione della contestazione politica – la cosiddetta “contestazione ecclesiale”.

6. Le figure di riferimento di padre Balducci e di Dorigo e il rapporto tra fede e politica nel pluralismo delle opzioni. Tutto questo, ovviamente, va molto al di là di una riflessione su una rivista come “Testimonianze”, e sulla figura di padre Ernesto Balducci che ne fu il principale ma non esclusivo riferimento ecclesiale, e su una rivista integralmente laica (ma formatasi principalmente nell'ambito del mondo cattolico) come “Questitalia”, che non riusci a sopravvivere alla chiusura di una stagione e di una esperienza, decretata, senza possibilità di appello, nel 1970 dal suo fondatore Wladimiro Dorigo, una straordinaria figura di politico-intellettuale che andrebbe studiata oggi “sine ira ac studio” e sottratta all'oblio in cui è stata collocata e rimossa.

Quella stagione – a cavallo tra gli anni '50 e tutti gli anni '60 – non era caratterizzata affatto da una riduzione della dimensione di fede esclusivamente alla sfera della coscienza individuale.

Tutt'altro. Semmai il rischio è stato l'opposto: quello di saldare troppo direttamente la fede con l'impegno politico e sociale, l'ispirazione cristiana con una proiezione troppo diretta e unilaterale verso una specifica opzione politica.

L'equivoco della Democrazia cristiana come forza politica attorno a cui saldare, per imposizione disciplinare, l'unità politica dei cattolici, si andava sempre più consumando, ben prima della caduta del muro di Berlino nel 1989.

Ma nacquero nuovi equivoci, che fecero vivere nuove forme di integrismo anche sul versante di sinistra. Penso ad esempio al pur generoso movimento dei “Cristiani per il socialismo”, sorto anche in Italia nell'autunno del 1973, dopo il colpo di stato dell'11 settembre in Cile (quell'11 settembre da cui nacquero le riflessioni di Enrico Berlinguer in tre articoli su “Rinascita”, con cui venne teorizzato il c.d. “compromesso storico”, anch'esso segnato da un equivoco riferimento sia alla dimensione politica sia alla matrice religiosa). 

“Questitalia” aveva tuttavia concluso la sua esperienza già tre anni prima. Mentre “Testimonianze” ha continuato il suo percorso fino ad oggi, superando anche il trauma della morte di padre Ernesto Balducci nel 1992 (mentre anche Wladimiro Dorigo è morto alcuni anni fa – nel 2006 -, dopo una intensa esperienza di docenza universitaria).

Questo convegno è una occasione importante e inedita di riflessione storica ed elaborazione culturale a più voci, incentrata sul laboratorio fiorentino, ma allargata ad un contesto storico-culturale assai più ampio. Di questa occasione sono davvero grato ai promotori. Ai quali suggerirei soltanto di evitare la tentazione, che mi è parsa affacciarsi qua e là nella conclusione di qualche relazione, di forzare l'analisi storica verso le pur legittime e comprensibili opzioni politiche del presente. Il pluralismo culturale e teologico è un bene troppo prezioso per tutti per essere piegato a scelte politiche contingenti. 

Marco Boato

 

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